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REPORT 2Q-2025 | Dati economici e immobiliari

  • Darian RE
  • 27 lug
  • Tempo di lettura: 4 min

Aggiornamento: 26 ago

Situazione generale

Dazi, dazi e ancora dazi. Il secondo trimestre è stato monopolizzato dalle minacce e dagli interventi di politica economica che hanno generato una vera e propria guerra commerciale tra gli Stati Uniti e molte delle economie mondiali. Guerra, appunto, che si aggiunge a quelle che ormai da anni stanno sconvolgendo gli scenari geopolitici globali.

E così il trimestre si era aperto con il neo-eletto Presidente degli Stati Uniti che il 2 aprile nel “Liberation Day” annunciava l’imposizione di anacron

istici dazi doganali con l’intenzione di proteggere l’economia americana e cancellare decine di anni di globalizzazione e di politiche di flessibilità e morbidità economica. Le circostanze attuali sono certamente figlie di un processo di globalizzazione avvenuto troppo in fretta e talvolta troppo superficialmente, tuttavia,  questo estemporaneo impeto nostalgico, rischia di generare nuovi e ancora più delicati problemi.

Dapprima i dazi parevano indirizzarsi verso i vicini e i moderni antagonisti degli Stati Uniti (Canada, Messico e Cina) in un’escalation che aveva portato ad un isterico incremento fino a dazi del 145%  sui prodotti provenienti dal colosso asiatico. In seguito la situazione pare essersi appianata, lasciando comunque vivo una stato di incertezza che non favorisce i mercati finanziari che nei giorni seguenti l’annuncio del Liberation Day hanno subito pesanti perdite salvo poi assestarsi sui livelli simili a quelli della fine del primo trimestre. Questa reazione pare testimoniare come nemmeno loro credano più di tanto alle minacce del Presidente Trump. La Federal Reserve ha rimandato nuovamente il taglio dei tassi di interesse mentre l’Euro ha incrementato la sua valorizzazione sul dollaro del 12,6% da inizio marzo a inizio luglio.

 

 

Un po’ di numeri

I dati relativi alla crescita globale sono stati rivisti al ribasso anche per gli effetti della guerra commerciale. Tuttavia, l’economia dell’area Euro non ha mostrato segnali di cedimento tant’è che, considerando la stabilizzazione del tasso di inflazione, la BCE ha approvato un doppio taglio da 25 bps sul costo del denaro che ha portato il tasso di riferimento al 2,15%. Anche la Bank of England ha tagliato di un quarto di punto nel corso del trimestre, mentre la FED ha deciso di non intervenire in considerazione della solidità che sta mostrando l’economia americana. Guardando i dati sull’occupazione e sui consumi che mantengono ancora l’inflazione core oltre il 3%, la parola chiave per il governatore della FED è prudenza.


In Italia il tasso di disoccupazione è stabile, il PIL per l’anno in corso è previsto in crescita come per l’area Euro mentre la produzione industriale si conferma in leggero calo. Il più grande motivo di inquietudine e di possibile instabilità è dato dunque dalle negoziazioni sui dazi da e verso gli Stati Uniti.

 

Il mercato immobiliare

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Negli ultimi trimestri abbiamo visto la BCE tenere fede alle parole spese durante la crisi inflattiva del 2022. Qualora il tasso di inflazione fosse tornato a mostrare segnali di stabilità si sarebbe lavorato per ripristinare il costo del denaro intorno alla soglia del 2%; un piccolo scalino e l’obiettivo potrà dirsi pienamente raggiunto. Tra i maggiori beneficiari del ritorno a politiche economiche più accomodanti c’è certamente il mercato immobiliare che in Italia sta vedendo un incremento delle transazioni e, in particolare, delle transazioni immobiliari con ipoteca.


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Attraverso gli ultimi dati disponibili, se si compara il numero di compravendite residenziali registrate durante i primi trimestri degli ultimi 4 anni è evidente come il 1Q-2025 ceda esclusivamente nella comparazione con il 1Q-2022 quando la politica di rialzo dei tassi di interesse era appena ai suoi albori (la FED iniziò la serie di rialzi a metà marzo 2022 e la BCE a luglio).

 

Le compravendite di costruzioni nuove rappresentano il 5,5% del totale delle transazioni.

Quanto ai prezzi degli immobili residenziali, ISTAT, per mezzo dell’indice dei prezzi delle abitazioni (IPAB), ha registrato un lieve decremento dello 0,2% tra il 4Q-2024 e il 1Q-2025 (+0,7% anno su anno), mentre immobiliare.it rileva un incremento dell’1,8% dei prezzi richiesti per la vendita e del 6,5% dei prezzi richiesti per le locazioni tra giugno 2025 e giugno 2024.


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Quanto al mercato degli immobili commerciali di interesse per il Gruppo Darian (uffici, banche, negozi e centri commerciali, alberghi e immobili produttivi), si registra un andamento meno lineare: in costante crescita considerando l’intera Penisola, più instabile a livello regionale e in deciso decremento analizzando l’area metropolitana di Milano.


Rispetto a 12 mesi fa, in ambito nazionale indietreggiano le transazioni di uffici, aumentano quelle di negozi e centri commerciali mentre si mantengono sullo stesso livello quelle di immobili produttivi


Il numero di permessi di costruire residenziali si è ridotto del 19% nel 1Q-2025 rispetto allo stesso periodo del 2024.  Un decremento, seppur meno deciso si è registrato anche nelle superfici di immobili non residenziali per cui sono stati richiesti permessi di costruire (-14%). 


Persiste la paralisi in atto da ormai più di un anno dell’ufficio tecnico del Comune di Milano: è probabile che il dato relativo ai permessi di costruire risenta anche di questo considerata l’importanza che nell’ultimo decennio ha avuto il capoluogo lombardo nel tema degli sviluppi immobiliari.



Fonti dei Dati: Agenzia delle Entrate, ISTAT, tradingeconomics.com e immobiliare.it

Elaborazione: Darian RE



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